Il Beato Stefano Bellesini

 

Il Beato Stefano Bellesini - religioso agostiniano e parroco del santuario, i cui resti mortali sono venerati nella cappella annessa alla Basilica di Genazzano - nacque a Trento da una famiglia benestante il 25 novembre 1774. A diciotto anni vestì l’abito agostiniano nel convento di S. Marco della sua città, celebre per aver ospitato il cardinale Seripando e gli altri teologi agostiniani che parteciparono al Concilio di Trento. Dopo la formazione iniziale, continuò i suoi studi di filosofia e teologia a Roma e a Bologna e fu ordinato sacerdote a Trento nel 1797. Fino al 1809, svolgendo vari uffici comunitari, visse nel convento di S. Marco che dovette abbandonare in seguito alla soppressione dei conventi dopo gli sconvolgimenti della Rivoluzione francese e l’occupazione di Napoleone Bonaparte. Rientrato in famiglia, il Beato si dedicò all’assistenza e all’educazione dei ragazzi, aprendo nella propria casa una scuola gratuita. Per via dell’esperienza maturata in ambito educativo e i suoi scritti pedagogici, il governo austriaco lo nominò ispettore generale delle scuole di tutto il Trentino. Padre Stefano era rimasto intimamente fedele alla sua vocazione religiosa e ai voti emessi nell’Ordine agostiniano; per questa ragione, quando il governo austriaco non permise la riapertura del convento di S. Marco nel 1817, egli decise di abbandonare la patria, gli agi della casa paterna, l’onorevole servizio che svolgeva con passione e pur di tornare ad essere frate agostiniano si rifugiò nello Stato Pontificio, prima a Bologna, dove era stata ristabilita la vita religiosa nel convento di S. Giacomo Maggiore, poi a Roma. All’autorità civili di Trento, che con forza e anche con minacce lo invitano a ritornare, rispose che il voto fatto a Dio e “all’amatissima mia Madre, che è la Religione” - cioè l’Ordine agostiniano - è di gran lunga più forte e vincolante di qualunque altro impegno e pertanto era risoluto a tornare in convento. Il Priore generale dell’Ordine lo nominò per alcuni anni maestro dei novizi nell’antico convento di S. Agostino in Campo Marzio a Roma e poi lo inviò nel convento di Città della Pieve. Nel 1826 coronò il desiderio più grande che ormai da anni accarezzava: essere inviato sotto lo sguardo della Madre del Buon Consiglio, nel convento di Genazzano che era una casa religiosa di stretta osservanza della Regola di sant’Agostino e dipendeva da alcuni decenni direttamente dal superiore dell’Ordine. Al santuario della Madre del Buon Consiglio dedicò gli ultimi quattordici anni della sua vita, promuovendo la formazione religiosa del popolo di Genazzano e dei numerosi pellegrini, accrescendo il culto della Madonna e dedicandosi al ministero di parroco, ponendo speciale cura alle necessità dei poveri, degli ultimi e all’educazione dei fanciulli che da sempre aveva amato e prediletto.  “Padre Stefano”, così ancora oggi è chiamato il Beato dai devoti cittadini di Genazzano, morì il 2 febbraio del 1840, minato nel corpo dalle fatiche sostenute per soccorrere e assistere i suoi parrocchiani colpiti dal colera e dall’estrema povertà. Il Beato è stato veramente un martire della carità e un pastore secondo il cuore di Dio: uno di quei grandi santi della carità che, con Papa Francesco, possiamo definire “Pastore con l’odore delle sue amate pecorelle”!  Questo tratto caratteristico della sua vita è tanto più rimarchevole per i tempi in cui visse e nei quali fu un pastore davvero lungimirante e profetico. Sulla bocca di tutti fu spontaneo sostituire il “requiem” con preghiere di lode e richieste di intercessione; “è morto un santo!”, fu l’unanime sentenza di tutti. Infatti, fu presto avviato il processo di beatificazione e canonizzazione e fu proclamato beato da san Pio X nel 1904: è stato il primo parroco a salire agli onori degli altari! La sua memoria liturgica viene celebrata il 3 febbraio.

Chi ricevesse grazie e miracoli per intercessione del beato Stefano Bellesini è pregato di prendere contatto