La Tradizione popolare
La tradizione vuole che l’immagine venerata a Genazzano si sia staccata da una chiesa di Scutari, città dell’Albania, per giungere a Genazzano il 25 aprile 1467. La tradizione, antica e costante, che affonda le sue radici nella credenza comune a due popoli: il popolo di Scutari e quello di Genazzano. Ad accompagnare la Madonna nel suo viaggio ci furono due albanesi e, in Genazzano, per secoli due famiglie di origine albanese si sono riconosciute discendenti di quei due fortunati pellegrini. Questa tradizione è ancora oggi particolarmente viva presso gli Albanesi che, alla confluenza dei fiumi Bojana e Drini, fuori di Scutari, collocano l’esatta ubicazione dell’antica chiesa della Vergine Maria da dove l’Immagine santa spiccò il volo. Tale tradizione spiega spiegare la specialissima devozione degli Albanesi alla Madre del Buon Consiglio, i loro frequenti pellegrinaggi a Genazzano e la loro mai stanca preghiera: «Torna, torna, o Madre pia, torna presto in Albania».
Così sunteggia la tradizione padre De Orgio:
Nella sì rinomata città di Scutari in Albanìa, Città detta oggi dai Turchi Iscodar, la quale, oltre di essere una città antichissima, fu eziandìo un tempo Reggia, e Sede de’ gran Re Illirici, come attesta Plinio, quivi in un divotissimo Tempio veneravasi, ed adoravasi questa santissima, e portentosissima Immagine, ch’è ora il luminoso, e dilettevole soggetto di tutta questa pregevole Istoria. Quivi era ella il dolce amabile oggetto della venerazione, e tenerezza non solo di que’ cittadini, ma eziandìo degl’Esteri. Quivi si ragunavano a pregare, e ad umiliare i più fervorosi loro voti alla gran Imperadrice celeste ne’ più estremi, e rilevanti loro bisogni. E sotto dell’augusto, e possente di lei Padrocinio il sì celebre rinomatissimo Principe Castriotto ultimo Signore, e Dominante dell’Albanìa, detto da altri il formidabile Scanderbeg, sostenne per venti, e più anni pressoche una continovatissima guerra contro gli audaci Ottomani, tenendoli sempre in dietro dal suo Dominio reale, e sempre di loro gloriosamente trionfando, fintanto che nella fine dell’anno 1466. che fu appunto l’anno antecedente alla partenza di questa Santa Immagine da Scutari si ammalò, e nel principio del nuovo seguente anno placidamente, e di naturale morte se ne morì nella propria sua Reggia onusto di palme, e di vittorie. […] finoggi in quella soggiogata Città conservasi quel Tempio sebbene in parte diruto dove risiedeva questa Immagine prodigiosissima. Si sforzarono, egli è vero, i Turchi contumaci, allorché nel 1467. si impadronirono dell’Albanìa, e di Scutari infelice, di ridurre questa Chiesa, come tutte le altre, in Moschea: ma giammai poté riuscire […]. Di questi, e di altri simili portentosi avvenimenti, potrebbonsi molti e molti testimonj produrre: poiche tutte le diligenze si sono adoperate per raccogliere da que’ pochi buoni, e fedeli Cristiani in Scutari rimasti, le più distinte, veridiere notizie, che potessero aversi: ma l’autore di questa Istoria contentasi di rapportare qui una sola lettera scritta nel mese di Luglio dell’anno 1745. all’Illustrissimo Signor Giovan Battista Medin in Roma, ed un attestato ultimamente con tutte le solennità fatto in Roma medesima dal Signor Niccola di Antonio Cambsi, nobile della Città di Scutari, e Proveditore delle nove Chiese de’ Missionari Apostolici di Albanìa; onde vedesi lo stato presente di detta Chiesa, gl’attentati sacrileghi, ed empi da Turchi pratticati, i miracoli, con cui Dio col potentissimo, e formidabile suo braccio hà il predetto Tempio di Maria difeso; ed altri avvenimenti pure quindi scorgonsi, degni di eterna memoria, e di singolare riflessione.