La navata laterale destra
Il Battistero
Opera composta nel 1966 per il V centenario della “Venuta” è il frutto dell’assemblaggio di pezzi scultorei di grande valore. Il bassorilievo in marmo, Madonna con Bambino, è squisita opera del secolo XV, forse della scuola di Mino da Fiesole. Gli Angeli adoranti che l’attorniano provengono da tabernacoli e monumenti marmorei della chiesa quattrocentesca: forse dall’antico altare della Madre del Buon Consiglio sostituito nel Settecento da quello del cardinale Albani. La vasca del Battistero è opera del XVI secolo; sono fusi in bronzo il coperchio e il candeliere del cero pasquale (ora nella Cappella del Beato Stefano), opera di G. Niglia, autore del Portone centrale.
Altare di San Giuseppe
La tela è opera del pittore Don Francesco Consoli (1836), esatta copia della statua lignea policroma, datata 1737, conservata nel Museo del santuario. Sulla lunetta: affresco della Morte di San Giuseppe, del pittore genazzanese Scipione Vannutelli (1881).
Altare di San Tommaso da Villanova, Vescovo agostiniano di Valencia (Spagna), santo della carità e patrono degli studi dell’Ordine.
Tela: “S. Tommaso fa la carità” è attribuita a Tommaso Luini, detto il Caravaggino (1601-1636).
Sulla lunetta: Estasi di Ostia con sant’Agostino e sua madre Monica, il figlio Adeodato, i gli suoi amici, affresco di Tito Troya (1881).
Cappella del SS. Crocifisso
Altare del Crocifisso: l’altare ospita un affresco del XV secolo, distaccato dall’antica chiesa, con il venerato Crocifisso è legato ad un fatto prodigioso. Le truppe al comando del conte Nicolò Orsini invasero Genazzano il 25 marzo 1541, in quell’occasione si narra che avvenne il fatto prodigioso, raccontato da Mons. Angelo Rocca, agostiniano, Sacrista del Papa e fondatore della celebre Biblioteca Angelica di Roma.
«In Genazzano, terra della Campagna di Roma, al tempo di Paolo III, quando detta regione era guerreggiata, un soldato giuocando alle carte in Piazza, per la perdita di tutto il denaro fatta in esso giuoco, bestemmiando orrendamente contro Dio e la sua Madre, entrò nella Chiesa, dedicata alla Beata Vergine ed officiata dai frati dell’Ordine Agostiniano, e con la sua spada dette alquante ferite, nella fronte, nel ventre e nelle gambe del Cristo Crocifisso, che era sull'altare, non senza spargimento di sangue. Il bestemmiatore e percussore della Sacra Immagine subito dagli altri soldati fu ammazzato e il suo corpo fu poi tagliato a pezzi. Ma la spada del bestemmiatore e percussore miracolosamente si piegò subito e si distorse di maniera tale che quel contorcimento da un artefice non si potrebbe fare senza gran difficoltà, né senza grande intervallo di tempo in quel modo si fece allora la spada, la quale a memoria di tanta empietà e di un tanto miracolo si conserva presso la Sacra Immagine fin al giorno presente».
Padre De Orgio racconta che nel 1640 il Patriarca Colonna (Carlo Egidio, grande generale pontificio e poi carmelitano scalzo, arcivescovo di Amasea e poi Patriarca latino di Costantinopoli) volle tentare l’impresa di raddrizzare la spada. Il fabbro, mastro Andrea Barbarano, riuscì con il fuoco e i colpi di maglio a raddrizzarla, ma immediatamente tornò, sotto lo sguardo di tutti, a riprendere la sua contorta forma. La spada contorta è conservata nella nicchia sulla sinistra guardando l’immagine. Si tratta di una spada di tipo spagnolo.
Domenico Biasoli di Como stuccò tutta la Cappella nel 1630. Il disegno dell’altare è di Francesco Colombi e Carlo Calderai (1756-1759). Si ritrovano in esso l’alabastro orientale, il giallo antico, l’africano e il verde antico con il quale sono state incrostate le colonne marmoree di età romana.
Lunetta sopra dell’altare: l’Eterno Padre guarda Gesù in croce (tela ad olio, Scuola Romana, seconda metà del Settecento).
Cupolino: cerchio di Evangelisti ed Angeli che mostrano i segni della passione; nel colmo del cupolino, il Volto Santo, in rilievo e policromato (affreschi della metà del 1600). Restauri di Tito Troya dell’Ottocento.
Sui pilastri d’accesso alla navata centrale: “Ecce Homo” e “Gesù alla Colonna” (Tito Troya, 1882).
Sulla porta che dalla cappella conduce verso la Sacrestia una bella tela con il Beato Stefano Bellesini che visita i malati, olio di G. Toeschi del 1904. Sotto l’arco, vetrata con “Gesù nell’orto del Getzemani”, vetrata realizzata del 1935.